Attraverso una selezione di preziosi documenti originali, suddivisi in sei sezioni tematiche, la mostra “Orgoglio e Pregiudizio. Duemila anni di storia ebraica attraverso le fonti storiche “ (inaugurata nel 2016 a Roma presso l’Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani alla presenza dell’ex Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Massimo Bray e della Storica Anna Foa), ripercorre gli ultimi duemila anni della storia ebraica, dall’antico Regno di Giudea alle Comunità ebraiche della Diaspora sino al moderno Stato di Israele.
Con la fine del Regno di Giudea, la vittoria di Roma e la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70, cominciò la dispersione del popolo ebraico, la diaspora, la cui immagine simbolo è rappresentata dal particolare del bassorilievo dell’Arco di Tito a Roma. Dello stesso periodo è il denaro in argento della serie “Judaea capta est”, emesso dall’Imperatore Vespasiano. Nel 135 l’ultima grande rivolta contro Roma segnò la sconfitta definitiva della Giudea, rinominata “Filastinia” (Palestina) dall’imperatore Adriano. Dal 1516 sino alla fine della prima guerra mondiale, la Palestina fu una provincia dell’Impero ottomano. Nel 313 l’editto di Milano dell’imperatore Costantino diede legittimità al cristianesimo che nel 380 con l’editto di Tessalonica dell’imperatore Teodosio diventò la religione ufficiale, l’unica ammessa, dell’Impero. A partire da quel momento e per molti secoli, la storia degli ebrei in Europa è stata la storia del loro complesso rapporto con la Chiesa, il Papato, le autorità politiche e, in generale, con la società cristiana.
In un crescente clima di antigiudaismo come testimoniano i documenti esposti nella seconda sezione, composta da decreti vessatori e leggi che limitavano la libertà, nel XVI secolo in Italia furono istituiti i ghetti. Tra gli straordinari documenti esposti, uno dei tre preziosi esemplari originali ancora esistenti della bolla “Cum nimis absurdum” di Papa Paolo IV che nel 1555 istituì il ghetto dello Stato Pontificio, seguita dalle bolle di Pio V e Clemente VIII, le “bolle infami” come vengono chiamate dagli storici, che ribadirono il contenuto della bolla precedente.
Alla fine del XVIII secolo, la Rivoluzione Francese avviò il processo di emancipazione: la presenza di una minoranza discriminata, perseguitata, segregata nei ghetti, non si conciliava con una visione moderna di sviluppo e progresso di uno stato. Nel corso del XIX secolo, nell’Europa occidentale gli ebrei diventarono parte integrante della società civile. Durante l’epopea napoleonica e, più tardi, nel 1848 con i decreti emanati dal re Carlo Alberto di Savoia anche in Italia iniziò il periodo dell’emancipazione che portò all’abbattimento dei ghetti. Nei primi decenni del secolo scorso, gli ebrei partecipavano ormai attivamente alla vita sociale e culturale del paese, ricoprendo ruoli di prestigio, come attestano alcuni documenti raccolti nella terza sezione.
Il XIX secolo, però, non fu soltanto il secolo dell’emancipazione ebraica: in quel periodo si diffusero aberranti teorie pseudoscientifiche che sostenevano la superiorità della razza ariana. È in quel contesto che l’antigiudaismo si trasformò in una nuova forma di avversione e odio nei confronti degli ebrei, non più di matrice religiosa, bensì razziale, che prese il nome di antisemitismo. Nella prima metà del XX secolo, in un clima di feroce antisemitismo e disordini sociali, il governo nazista in Germania e quello fascista in Italia fecero propria l’ideologia della razza del secolo precedente e diedero inizio alla persecuzione degli ebrei, ritenuti una razza inferiore.
Nella quarta sezione si pone l’attenzione sulle leggi razziali promulgate in Italia nel 1938 e sulla capillare propaganda antisemita degli organi di stampa. Lo sterminio del popolo ebraico fu pianificato e messo in atto dalla Germania nazista con l’attiva collaborazione, in Italia, della Repubblica di Salò.
L’ultima sezione è dedicata al processo che nel 1948 portò alla fondazione dello Stato di Israele. Israele nacque su un territorio che la Società delle Nazioni aveva affidato come protettorato alla Gran Bretagna, all’indomani della sconfitta dell’Impero Ottomano e della conseguente spartizione tra le potenze vincitrici del Medio Oriente e della Palestina. Importanti documenti attestano l’acquisizione delle terre, avvenuta tra il XIX e il XX secolo, da parte degli ebrei, in particolare del movimento sionista, sorto alla fine dell’Ottocento. Sulla mappa del censimento del 1945 di quelle terre, si basò nel 1947 il Piano di partizione delle Nazioni Unite che prevedeva la nascita di due stati, quello ebraico e quello palestinese.